Te ne sei andata senza spiccioli, senza
passaporto, ti lasceranno entrare ? Aprile
ti prenderà in consegna ?
allora tornerai ? il sorriso e il pianto
bussano alla tua porta ma tu non vai ad aprire.
Altri traguardi premono. Te ne vai con i segni
di una lotta di radici e d’aria, di terra
e di pura necessità. Non ci domandiamo nemmeno
chi siano gli sconfitti. E gli orecchini ?
e adesso le tue bambole ? le fotografie ?
Sei semplicemente salita sul convoglio della morte.
Ora aspettiamo la pioggia e il tuo ritorno.
Ma tu non tornerai. Il traffico
non ti riguarda più, il sole
non picchierà alla tua finestra.
Hai orizzonti indecifrabili per noi.
Di tangibile c’è tutto il nostro disappunto.
Non vuoi preparare la lezione, non vuoi
mettere la torta in forno, o aprire il frigorifero.
Né guardare il mare.
Anche l’amore ti risulta estraneo.
Il cielo assedia la tua nuova casa
e non smetteremo di pensarti.
Ma tu fatti sentire.
Decisamente illuminante il passo in cui si trasforma il non-poter-fare dell'assente in un non-voler-fare: testimonianza riuscita del'incapacità di accettare, di capire, la dismissione di gesti quotidiani.
RispondiEliminaè come se non smettessimo di guardare chi manca secondo il metro del mondo che ci appartiene (splendidamente umano), e allora ha senso chiedere ancora: "fatti sentire".
Grazie Paolo!
Matteo Greco