Le clarinettiste della banda
Alle clarinettiste della banda aprile
porge nuovi alfabeti sulle labbra e avvolge
la scansione degli anni al ceppo della primavera.
Le clarinettiste costeggiano le occorrenze
del vento, l'impellenza dell'amore
e l'idea stessa di una geologia del corpo,
le mani frammentarie e il farneticare
luminoso dei capelli, le promesse di una fertilità
terrena, la continuità delle gambe.
Le precede il fiume di una musica rotonda
che si sgrana in forma d'acini d'uva,
polpa d'anguria, si dissipa nel segreto dei chicchi
di una melagrana, si allarga nel respiro
di un'erba invaghita della luce.
paolo polvani
poesie
sabato 5 marzo 2011
giovedì 19 agosto 2010
Solidità dell’uva
Prima che fosse uva era pagina bianca e solitudine
che attende l’equazione della notte, ha per confini
le pertinenze dell’aria, la raggiera del vento, il moto
ondoso delle nuvole e la festosa gioventù della pioggia
ora ch’è bianca uva offre solidità all’ape, alle ombre
che l’accolgono e segna la rotta alla sapienza
del sole, alla rarefatta supremazia della gazza
a una ragnatela di voci che si contendono l’acqua
la città è racchiusa in un perimetro di elenchi telefonici,
di indirizzi sommersi e suoni che divergono,
vecchie librerie sopravvivono nei vecchi quaderni e sempre
ci è piaciuto perderci nelle atmosfere delle cartoline
così tu scopri l’uva, la scopri dentro una tensione
che diventa trasporto sonoro tenue sinfonia
sotterranea eppure basta una volpe
una piccola volpe notturna per scoprire la luna
possiede una saggezza che coincide con i confini
del cielo, con i suoi cani incantati, e quanta luce
abbiamo mangiato con l’uva e lungimiranza del giorno
Prima che fosse uva era pagina bianca e solitudine
che attende l’equazione della notte, ha per confini
le pertinenze dell’aria, la raggiera del vento, il moto
ondoso delle nuvole e la festosa gioventù della pioggia
ora ch’è bianca uva offre solidità all’ape, alle ombre
che l’accolgono e segna la rotta alla sapienza
del sole, alla rarefatta supremazia della gazza
a una ragnatela di voci che si contendono l’acqua
la città è racchiusa in un perimetro di elenchi telefonici,
di indirizzi sommersi e suoni che divergono,
vecchie librerie sopravvivono nei vecchi quaderni e sempre
ci è piaciuto perderci nelle atmosfere delle cartoline
così tu scopri l’uva, la scopri dentro una tensione
che diventa trasporto sonoro tenue sinfonia
sotterranea eppure basta una volpe
una piccola volpe notturna per scoprire la luna
possiede una saggezza che coincide con i confini
del cielo, con i suoi cani incantati, e quanta luce
abbiamo mangiato con l’uva e lungimiranza del giorno
lunedì 19 luglio 2010
Fatti sentire
Te ne sei andata senza spiccioli, senza
passaporto, ti lasceranno entrare ? Aprile
ti prenderà in consegna ?
allora tornerai ? il sorriso e il pianto
bussano alla tua porta ma tu non vai ad aprire.
Altri traguardi premono. Te ne vai con i segni
di una lotta di radici e d’aria, di terra
e di pura necessità. Non ci domandiamo nemmeno
chi siano gli sconfitti. E gli orecchini ?
e adesso le tue bambole ? le fotografie ?
Sei semplicemente salita sul convoglio della morte.
Ora aspettiamo la pioggia e il tuo ritorno.
Ma tu non tornerai. Il traffico
non ti riguarda più, il sole
non picchierà alla tua finestra.
Hai orizzonti indecifrabili per noi.
Di tangibile c’è tutto il nostro disappunto.
Non vuoi preparare la lezione, non vuoi
mettere la torta in forno, o aprire il frigorifero.
Né guardare il mare.
Anche l’amore ti risulta estraneo.
Il cielo assedia la tua nuova casa
e non smetteremo di pensarti.
Ma tu fatti sentire.
passaporto, ti lasceranno entrare ? Aprile
ti prenderà in consegna ?
allora tornerai ? il sorriso e il pianto
bussano alla tua porta ma tu non vai ad aprire.
Altri traguardi premono. Te ne vai con i segni
di una lotta di radici e d’aria, di terra
e di pura necessità. Non ci domandiamo nemmeno
chi siano gli sconfitti. E gli orecchini ?
e adesso le tue bambole ? le fotografie ?
Sei semplicemente salita sul convoglio della morte.
Ora aspettiamo la pioggia e il tuo ritorno.
Ma tu non tornerai. Il traffico
non ti riguarda più, il sole
non picchierà alla tua finestra.
Hai orizzonti indecifrabili per noi.
Di tangibile c’è tutto il nostro disappunto.
Non vuoi preparare la lezione, non vuoi
mettere la torta in forno, o aprire il frigorifero.
Né guardare il mare.
Anche l’amore ti risulta estraneo.
Il cielo assedia la tua nuova casa
e non smetteremo di pensarti.
Ma tu fatti sentire.
La sciarpa norvegese
Si sta abbastanza caldi nel mio cuore ?
Sono qui, da solo, con la muta nostalgia
dei tuoi occhi, col fruscio lento
di un ruscelletto di parole
e le piccole gonne
crescono ? e il vento ?
fa una bella figura tra le lunghe
gambe il vento ?
Io sono qui, che bruco
dalle tue letterine bionde, seguito a ruminare
la fresca erba della scrittura
bevo barbagli, lucori, fantasmatiche albe
e indizi tenui e quanta luce filtra
dagli spiragli delle parole
e le fragoline ? le intride un' alba
mentre lontano stride, cigola un trattore
e l'ombelico, e il miele ?
Stringiti la sciarpa norvegese e ascolta
il blu del nostro cielo
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